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N°95 - Elisa Pizzi testimonia su Nuccia
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Grazie, Gesù, per averci regalato Nuccia. Alleluia!

TESTIMONIANZA SU NUCCIA TOLOMEO (a voce)di Elisa Pizzi rosa
Catanzaro 28 ottobre 2006


Ho conosciuto Nuccia negli anni 1991-1992. Per me era un’amica. Ci frequentavamo,
anche se non assiduamente…io non andavo a trovarla spessissimo, a volte passavano anche
15 giorni. Però la cosa importante era questa: per me era un punto di riferimento. Sapevo
che andando da lei mi sentivo in pace con me stessa e con il mondo che mi circonda. Poi mi
ha dato un sacco di consigli, mi aiutava nella meditazione spirituale, spesso anche nelle
lezioni che avevo sia a scuola, con i ragazzi e i bambini, e sia al catechismo. Tante volte,
quando gli esprimevo dei dubbi o avevo bisogno di meditare con lei sulle cose da dire ai
ragazzi, lo facevamo insieme. “Nuccia, mi serve un consiglio su questo, tu come pensi che
potrei parlare ai ragazzi su questo argomento?”

LA CONSIGLIERA
La cosa più importante che ho ritrovato con lei è stata la preghiera, più di tutto il resto.
Andando da lei era come se entrassi in un porto, nella pace. Anche nelle giornate più
faticose, quando non ne potevo più, cercavo di trovare il tempo per scappare da lei. Molte
volte insieme a Rita Rocca, anche la sera, pure alle nove, alle dieci, d’estate anche a
mezzanotte, …quando gli chiedevamo se potevamo andare, sempre rispondeva: “io vi
aspetto”. Tante volte dopo cena, anche d’inverno e col gelo, andavamo da lei. “Nuccia, -le
dicevamo-, cerca di darci una strigliata, per riprenderci”. “Che è successo?”, diceva lei. Quasi
ci confessavamo, parlavamo dei problemi e pregavamo su questi problemi. A volte stavamo
anche in silenzio, cosa che oggi mi è più difficile. Mancando lei, c’è stato un vuoto
immenso. Dove andare? Sì, il maestro è sempre lui, Gesù, però è bello sapere di avere una
persona, a cui correre per avere innanzitutto un grande affetto e comprensione.
E’ difficile spiegare il rapporto con Nuccia. Ci sono tanti piccoli episodi che non si
riesce a raccontare in due parole. Però devo dire che da lei abbiamo imparato una forza
straordinaria. Ci dicevamo: “Come è possibile entrare in casa di Nuccia così sconfortati e
uscircene da lei (che pure è così minuta, quasi inesistente, piccolina, raggomitolata in quel
lettuccio suo) con il coraggio da mangiarci il mondo e da potere affrontare tutti i mari in tempesta?
Da lei ho portato anche i miei alunni del catechismo per pregare. Tutti abbiamo avuto
questa impressione: una forza e un’energia straordinaria. Entravamo zoppi e uscivamo
guariti, rimarginati, pronti ad affrontare tutte le difficoltà. Quando non ci vedeva era lei
che ci telefonava; era preoccupata, quando passavano alcuni giorni e noi non ci facevamo né
sentire né vedere. Oltre che un’amica, è stata una mamma, una sorella, una consigliera, una
persona speciale, perché riusciva, nonostante i suoi studi si fermavano alla quinta
elementare, a insegnarci cose che superavano tutti i libri. Con due parole arrivava al
punto centrale dei problemi.

UN NATALE MAGICO
Un giorno mi disse: “Siamo nel periodo di Natale, che ne diresti se facciamo un
rosario con il suono del violino, una preghiera accompagnata dalla musica?”. Lei estasiata,
diceva: “Sarà bellissimo! La musica arriva velocissima a Dio, prima che le parole! Lo
dobbiamo fare, ci stai?” E così con Dany, un ragazzo che suona la chitarra, abbiamo suonato
la notte di Natale 1995 durante il rosario trasmesso da Radio Maria, e Nuccia ha proposto le
riflessioni. Devo dire che, (con mia grande sorpresa), nei paesi nei quali insegnavo, a Olivadi,
a Centrache,… più persone mi hanno detto che hanno seguito quel rosario musicato ed erano
stupite su come è potuta venire in mente l’idea del rosario musicato e parlato. Erano
entusiaste! Quella notte avevamo la sensazione di trovarci a Betlemme; nella semplicità e
senza orpelli, abbiamo celebrato veramente il Natale. Oltre a Maria e Mimmo Spasari che
hanno creato il collegamento con Radio Maria, c’eravamo io, Rita Rocca, Nuccia, Anna e
zia Elvira. Avevamo la gioia di essere accanto a Gesù appena nato: una sensazione che ci
riportava alla nostra infanzia.
Nuccia ci propose anche le meditazioni della quaresima. Andavamo da Lei a pregare.
Rita Rocca diceva a Nuccia: “Elisa non sa stare ferma neanche un secondo; l’unico momento,
in cui la vedo stare tranquilla, anche un’ora in silenzio, è quando stiamo qua insieme a
pregare, a fare meditazioni spontanee e sulla Bibbia”. Nuccia sapeva tantissimi passi della
Bibbia a memoria, dai profeti, dai Vangeli
, … una cosa incredibile, come se fosse stata
giornate, mesi, anni a meditare sulla Parola di Dio, a ripeterla, a rimuginarla.

NUCCIA E MARISA ROMAGNINO
A casa di Nuccia veniva con me anche una cara amica, si chiamava Marisa
Romagnino, che è morta di tumore pochi mesi dopo Nuccia, dopo un calvario, durato cinque
anni. Essa andava a casa di Nuccia per trovare conforto, per pregare. Quando mi diceva di non
farcela, voleva andare da Nuccia per avere un po’ di coraggio. In quei giorni tremendi
andavamo insieme da Nuccia. Molte volte era la stessa Nuccia che chiamava Marisa,
soprattutto quando lei non poteva più muoversi, in quanto paralizzata. La confortava,
aiutandola ad accettare la malattia, che però era difficile da accettare. Marisa sperava di
guarire, perché per un certo tempo erano sparite le metastasi. Con Nuccia abbiamo condiviso
la malattia di Marisa. Anche nei giorni che non riusciva a respirare ed era affaticata, -(certi
giorni non riusciva nemmeno a dire: “Ciao, Elisa”, che doveva fare due o tre respiri)-, Nuccia
chiamava Marisa per darle conforto, pregare con lei, incoraggiarla a non arrendersi,
specialmente durante la chemioterapia, quando stava malissimo. E questo avveniva anche
quando non aveva più fiato e aveva difficoltà a parlare, Nuccia chiamava Marisa benché con
una voce sottilissima.
Da Nuccia portavo anche altre mie amiche. Nonostante la sofferenza, a volte era lei
stessa che ci chiamava e, quando andavamo, ci sentivamo bene,era come una magia, ci
dava coraggio e forza. Con lei pregavamo moltissimo. La preghiera aveva le forme più varie.
Spesso dicevamo il rosario con tutti i 15 misteri e lei faceva le meditazioni sul rosario; a volte
meditavamo sul Vangelo del giorno, altre volte erano i nostri problemi, i nostri pensieri, le
nostre preoccupazioni a risvegliare la preghiera. In base ai problemi o a un fatto accaduto,
anche a persone che conoscevamo, lei ci richiamava al vangelo. La preghiera era libera,
spontanea, ma era anche sempre agganciata alla Parola di Dio. Anche se dicevamo: “Oh!
Che bella giornata”, oppure, “oggi sta facendo il diluvio”, Nuccia trovava il modo per
agganciarsi alla Parola di Dio.

NUCCIA E I CARCERATI
Nonostante le sue condizioni fisiche, parlava tantissimo al telefono. Quando
andavamo, ci chiedeva di comporre i numeri per parlare con mamme e mogli di detenuti.
Alcuni di essi, che erano ritornati alla libertà, (ricordo uno di Cuneo e una famiglia di
Palermo…), sono venuti a trovarla, proprio perché erano stati sostenuti dalle sue parole.
Ma la cosa più curiosa era che poche persone erano di Catanzaro, la maggior parte
erano da più paesi d’Italia: Milano, Torino, Bari, Palermo, da tutte le parti. Come arrivavamo,
diceva: “Fammi questo numero”. Noi le dicevamo: “Nuccia, come fai a parlare?”. E lei: “Ce
la farò, ogni tanto mi riposo, … è importante che io parli alle persone, pensa ai carcerati e
ancora più alle loro mamme o alle mogli, che affrontano situazioni di grande tristezza”.
Parlare con i carcerati e le loro famiglie per Nuccia era come una missione.